L’istituzione del Museo Diocesano ha voluto corrispondere al desiderio della comunità cristiana vicentina di guardare al suo passato con vitalità e passione, alla sua voglia di dialogare con la modernità, orgogliosa di vantare un’esperienza secolare di fede e arte. Il confronto comprende l’esigenza civica di contribuire alla crescita culturale di Vicenza e di partecipare al suo sviluppo turistico.
La collocazione delle opere nel Palazzo Vescovile definisce la centralità di questo progetto di un museo in dialogo, e nello stesso tempo, ha costituito l’occasione per aprire concretamente la “casa” del Vescovo alla comunità, così da diventare simbolo della propensione all’accoglienza del pastore vicentino. Il solo entrare nel palazzo equivale a conoscere un edificio millenario.
Le murature sono il risultato di continue sovrapposizioni e chi osserva con scrupolo le fondazioni, nei passaggi sotterranei consentiti al pubblico, scoprirà l’affastellarsi di materiali e tecniche costruttive differenti, oltre che vere e proprie strutture recuperate in situ: un canale di scolo di età romana e il basamento di una torre medievale.
Oltre l’elegante facciata in stile neoclassico, disegnata da Giacomo Verda (1817-1819), sono custoditi l’ordinato giardino, la preziosissima Loggia Zeno (1494), capolavoro dell’architettura vicentina della prima rinascenza eseguito da maestranze lombarde e la sezione edilizia con le “stanze del cardinale Ridolfi (1543), la cui oscura paternità va controllata e confrontata con le dinamiche del fermento culturale vicentino di quegli anni animati dall’astro nascente del Palladio”.